Ogni posizione lavorativa richiede competenze e conoscenze specifiche e diverse a seconda del settore. Nel settore dei trasporti, ad esempio, è necessario possedere la patente corrispondente al veicolo che si guida, oltre ad essere aggiornati su tutte le norme e le limitazioni stradali. Nel caso dei camionisti, questi requisiti sono in molti casi più elevati poiché, oltre alla formazione e alle patenti necessarie, devono affrontare una serie di difficoltà tipiche della loro quotidianità professionale. Tra queste spiccano, ad esempio, le lunghe giornate di guida, nonostante l’esistenza di una normativa sui periodi di riposo che devono essere rispettati in base a un determinato numero di ore lavorate. A ciò si aggiunge anche la pressione del tempo, poiché molti di questi lavoratori sono soggetti a scadenze di consegna rigorose, che obbligano il camionista a pianificare i percorsi o ad adattarsi agli imprevisti sulla strada.
Una camioniera racconta com’è lavorare sulle strade

Come rivela Ainoa, lavorare come camioniera sulle strade è un’esperienza appassionante ma anche molto impegnativa. Anche se dice di amare la sua professione e non si vede fare altro, riconosce che attualmente sarebbe difficile parlarne bene ai giovani, date le dure condizioni di lavoro e la necessità di “rinunciare” alla propria vita personale. Spiega che la professione offre momenti unici, ogni giorno è diverso, si incontrano persone incredibili e si vivono esperienze arricchenti, ma ci sono anche delle frustrazioni.
Una delle cose da sottolineare nella professione sono le norme sui tempi di riposo durante la guida: ad esempio, racconta che è necessario fare pause di 45 minuti dopo 4 ore e mezza di guida. Questo è importante per pianificare bene i percorsi e le soste, cercando aree di servizio sicure, pulite e con un trattamento cordiale. Con il tempo e l’esperienza, Ainoa dice di aver imparato quali luoghi evitare e quali frequentare, cosa che le è stata utile anche ascoltando i consigli dei suoi colleghi.
«Prima lo stipendio era molto migliore»

Tra i diversi argomenti trattati, Ainoa, che dice di essere camionista da tre anni, rivela che, dal suo punto di vista, la sua professione ha più a che fare con il fatto di amare il ritmo di vita che si conduce sulla strada che con il guadagno. Questo è ciò che risponde quando l’intervistatore le chiede perché pensa che i giovani non scelgano un lavoro come il suo:
«Partiamo dalle condizioni che ci sono nel settore dei trasporti», esordisce la camionista. «Partendo da questo presupposto, il settore dei trasporti non ti sembrerà più così attraente. Certo, dici a un ragazzo di 20, 25 anni: ‘Ehi, guadagnerai 2.000 euro al mese’, e lui pensa che siano tanti soldi, no? Ma poi si renderà conto che 2.000 euro non bastano nemmeno per vivere, al giorno d’oggi non bastano”, spiega.
Ainoa continua a denunciare la situazione del lavoro sulle strade del nostro Paese: «Prima lo stipendio era molto migliore, la vita era molto più economica, quindi c’era chi, spinto dall’incentivo di poter avere certi comfort o di garantire certi comfort alla propria famiglia, poteva prenderlo in considerazione […] Se lo fai per soldi, io dico sempre che non bisogna mai scegliere questa strada per soldi, ma perché si vede che è una vita che si potrà portare avanti, perché è complicata».
Ritiene quindi che alcune persone possano decidere di diventare camionisti o camioniste inizialmente per i soldi, ma che alla fine questo non sia l’incentivo principale, bensì il ritmo di vita che si conduce o la situazione vitale in cui ci si trova: «Ma per i soldi non si resta. In realtà ci sono molte persone che per motivi economici hanno detto: preferisco guadagnare 1500 euro in un magazzino, fare le mie 8 ore, andare a casa mia, perché economicamente non ce la faccio”, confessa Ainoa.
