Vai al contenuto

Proprietario di stazioni di servizio a Maiorca: «Di ogni litro di benzina ci rimangono solo tra i 10 e i 25 centesimi, il resto va allo Stato e alla materia prima»

L’immagine della stazione di servizio come attività sicura e altamente redditizia è radicata da decenni nell’immaginario collettivo. “Chi ha una stazione di servizio fa soldi a palate”, si dice spesso con leggerezza, proprio come accade per i tabaccai. Tuttavia, la realtà sembra essere ben diversa: il margine che rimane per ogni litro di carburante venduto è minimo e costringe a movimentare volumi enormi affinché il conto economico sia positivo.

Il segreto delle stazioni di servizio: solo 10 centesimi di profitto per litro (e come sopravvivono)

Almeno questo è quanto dichiara Tomeu Clar, imprenditore maiorchino e terza generazione alla guida di un gruppo familiare con sette stazioni di servizio, che lo spiega senza mezzi termini: “Da ogni litro di benzina ci rimangono solo tra i 10 e i 25 centesimi, il resto va allo Stato e alla materia prima”. Un’affermazione che smonta la percezione diffusa su un’attività che, nonostante fatturi circa 20 milioni di euro all’anno, vive della costanza quotidiana e della diversificazione dei servizi.

L’influencer Adrián G. Martín ha parlato con Clar in un’intervista che ha messo in luce i retroscena di un settore molto regolamentato, in cui aprire una stazione di servizio può richiedere fino a cinque anni di pratiche amministrative e dove solo la perseveranza familiare spiega il salto da una stazione di servizio nel 1962 a sette stazioni e 60 dipendenti oggi.

La chiave, insiste Clar, non sta nel profitto per litro, ma nel volume. Con vendite annuali superiori ai 15 milioni di litri, l’attività si sostiene grazie alle dimensioni, anche se i margini di profitto oscillano tra l’8% e il 10%. In questa ripartizione, più della metà del prezzo pagato dal cliente va in tasse e circa un terzo in materia prima, il che lascia un margine molto ridotto per coprire la distribuzione, il personale e i profitti.

Di fronte a questa realtà, il modello di business si è evoluto. Le stazioni di servizio non sono più solo punti dove fare rifornimento: incorporano autolavaggi, negozi, caffè da asporto, pannelli solari che riducono i costi e persino orari di apertura 24 ore su 24 con pagamento automatico. Infatti, i negozi rappresentano da soli tra il 6% e il 6,5% del fatturato del gruppo.

Il futuro punta ancora più lontano. Clar è convinto che il settore dovrà puntare sulla ricarica elettrica rapida, sull’idrogeno verde e su nuovi servizi come lavanderie o distributori di cibo. Nelle sue parole, “le stazioni devono diventare veri e propri centri di servizio, dove il cliente può fare rifornimento, acquistare, lavare l’auto o ricaricare con idrogeno”.

Per Clar, la vera sfida non è vendere benzina, ma reinventare la stazione di servizio affinché continui a essere utile in un mondo che già pensa all’elettricità, all’idrogeno e ai servizi integrati.

Condividi: