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Piantatela a settembre: fiorirà in primavera senza bisogno di annaffiarla

Il mese di settembre porta con sé una serie di paradossi per i giardinieri. Mentre il caldo estivo ha bruciato metà delle aiuole, la voglia di ricominciare da capo si scontra spesso con la stanchezza della stagione e la paura di ricominciare tutto da capo per niente. Chi non ha mai vissuto quelle piantagioni primaverili piene di entusiasmo, seguite da un’estate secca in cui tutto ingiallisce, appassisce e muore? E se il problema non fosse vostro, né del clima, ma semplicemente della scelta delle piante? Troppo spesso si piantano varietà che richiedono più di quanto danno. Manca l’acqua, manca il tempo. E ogni anno è la stessa storia: fiori esigenti, un lavoro faticoso di irrigazione e pochi risultati. Esiste tuttavia una pianta discreta, quasi dimenticata, in grado di cambiare radicalmente questa dinamica. Si pianta in autunno, si addormenta silenziosamente sotto terra e ritorna come una promessa mantenuta nella primavera successiva. Il suo segreto? Una rusticità esemplare, una sorprendente capacità di sopravvivere senza acqua e una fioritura tanto lunga quanto spettacolare.

Perché settembre è il momento ideale per piantare alcune piante perenni

Contrariamente all’istinto primaverile di piantare, l’autunno offre condizioni molto più favorevoli alla radicazione. Le temperature rimangono miti, le piogge tornano lentamente e il terreno, ancora tiepido, permette alle giovani radici di attecchire senza stress termico. A differenza della primavera, dove l’aumento delle temperature può sorprendere le piantine ancora fragili, settembre permette una ripresa graduale.

Piantare ora significa dare alla pianta il tempo di preparare la fioritura senza attingere alle sue riserve. E soprattutto significa evitare i picchi di irrigazione nel periodo più impegnativo dell’anno: la piena estate. Per i giardinieri di fretta o stanchi degli episodi di siccità, questo è un vantaggio non trascurabile.

Qual è questa pianta che fiorisce senza bisogno di essere annaffiata?

L’emerocallide, chiamata anche “giglio di un giorno”, soddisfa tutti i requisiti. Questa pianta perenne indistruttibile cresce senza problemi, in un terreno normale, sopporta le estati più secche e offre decine di fiori per pianta, che si rinnovano ogni giorno. E nonostante la breve durata di vita di ogni fiore (solo 24 ore), la sua fioritura può protrarsi per oltre quattro mesi, da maggio a settembre.

Le sue radici carnose immagazzinano l’acqua come riserva di emergenza. Una volta ben radicata, non ha bisogno di quasi nulla, tranne un po’ di luce. Ritorna ogni anno senza indebolirsi, si moltiplica naturalmente e rimane decorativa anche fuori stagione, grazie al suo fogliame a forma di fontana.

Si può davvero fare a meno dell’irrigazione?

Bisogna essere chiari: nessuna pianta, per quanto resistente, può sopravvivere per mesi interi senza la minima umidità. Ma l’emerocallide ci si avvicina. Una volta ben radicata, supera senza problemi intere estati con una semplice irrigazione ogni 15 giorni… o anche meno nelle regioni che ricevono qualche pioggia sporadica.

Il segreto sta nella messa a dimora iniziale. Le prime settimane dopo la piantagione sono le uniche in cui è necessaria una certa attenzione. Una buona irrigazione al momento della messa a dimora, una pacciamatura spessa e poi… ci si dimentica. L’inverno passa, la pianta si radica e la primavera ne fa rinascere la fioritura.

Come riuscire nella piantagione di settembre?

Scegliete un luogo ben soleggiato o in mezz’ombra, con un terreno che dreni correttamente. Scavate una buca ampia, aerate il terreno, annaffiate abbondantemente una sola volta dopo la piantagione e applicate una pacciamatura naturale (paglia, erba secca, foglie morte). Questa pacciamatura farà la differenza, conservando l’umidità fino all’autunno inoltrato.

Un consiglio spesso trascurato: pacciamate subito dopo la piantagione, anche se l’inverno si avvicina. Questo evita la crescita di erbacce e migliora il comfort delle radici. L’emerocallide non ha bisogno né di fertilizzanti chimici né di trattamenti. Una manciata di compost in primavera è sufficiente per stimolare la fioritura.

Perché se ne parla così poco?

L’emerocallide ha sofferto di un’immagine un po’ antiquata. È considerata fuori moda, relegata ai giardini dei nonni. Tuttavia, le varietà recenti, con fiori viola, doppi, profumati o quasi neri, rivaleggiano ampiamente con le novità orticole molto più capricciose.

Non fa scalpore, non viene venduta a prezzi d’oro, eppure soddisfa tutti i requisiti attuali: basso fabbisogno idrico, zero prodotti chimici, biodiversità, autonomia, sostenibilità. È tutto ciò che la nostra epoca richiede al giardino, senza farsi notare.

E ora, cosa piantereste?

Il giardino secco non è più una scelta di default o una concessione al tempo. È un nuovo modo di fare giardinaggio, più semplice, più resiliente. L’emerocallide è un ottimo punto di partenza per questo tipo di giardinaggio libero da vincoli. Ed è solo l’inizio. Chi altro, intorno a voi, conosce questa pianta che fa tutto da sola?

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