Vai al contenuto

La NASA ha confermato la scoperta di 6.000 esopianeti e ne ha annunciati migliaia in attesa di conferma

Questo progresso, comunicato dalla principale agenzia spaziale statunitense, è stato raggiunto dopo tre decenni di sforzi scientifici e cooperazione internazionale. Il registro, secondo la stessa NASA, è il risultato di un processo di verifica continua che coinvolge astronomi di tutto il mondo. Il conteggio degli esopianeti include solo quegli oggetti celesti le cui caratteristiche e orbite hanno potuto essere confermate in modo attendibile. L’agenzia ha precisato che “nessun pianeta è considerato il numero 6.000”, poiché l’aumento dei registri avviene in modo graduale e globale. Il NASA Exoplanet Science Institute (NExScI), con sede presso il California Institute of Technology (Caltech), è responsabile del monitoraggio permanente di questa statistica.

Cosa sono gli esopianeti

La scoperta del primo intorno a una stella simile al Sole avvenne nel 1995 e segnò l’inizio di una ricerca che si è evoluta, ampliando le conoscenze astronomiche sui sistemi planetari. Negli ultimi anni, il ritmo delle scoperte è aumentato: dal 2024 il numero totale di esopianeti confermati è passato da 5.000 a 6.000, rivelando un progresso accelerato in materia di esplorazione.

Gli scienziati stimano che esistano miliardi di esopianeti nella Via Lattea, anche se molti rimangono fuori dalla portata della tecnologia attuale.

A questo proposito, la NASA sostiene che la maggior parte degli esopianeti rilevati è stata identificata attraverso il metodo del transito, che rileva la temporanea diminuzione della luce di una stella quando un corpo planetario le passa davanti. Solo una piccola parte, meno di cento casi, è stata fotografata direttamente. Il resto è classificato come candidati in attesa di un’ulteriore conferma.

Il processo di convalida richiede solitamente osservazioni di follow-up, con telescopi complementari e analisi statistiche che riducano la possibilità di falsi positivi. Per questo motivo, la stessa NASA ha riferito che esistono più di 8.000 possibili esopianeti in attesa di conferma definitiva. I dati e il catalogo aggiornato sono disponibili nell’Archivio degli Esopianeti, gestito dal NExScI.

Tra gli strumenti chiave spiccano il Telescopio Spaziale Kepler, responsabile della scoperta di migliaia di mondi durante il suo periodo operativo, e il satellite Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), progettato specificamente per cercare esopianeti utilizzando il metodo del transito stellare.

L’agenzia ha anticipato che future missioni, come la europea Gaia e il Telescopio Spaziale Nancy Grace Roman, apporteranno nuovi progressi, in particolare attraverso tecniche come l’astrometria e la microlente gravitazionale.

“La varietà di tipi di pianeti che scopriamo fornisce informazioni sulle condizioni in cui un pianeta può formarsi e aiuta a stimare quanto sarebbero comuni i pianeti simili alla Terra”, ha sottolineato Dawn Gelino, responsabile del Programma di Esplorazione degli Esopianeti della NASA. La diversità riscontrata nelle caratteristiche fisiche e orbitali – dai gioviani caldi vicini alla loro stella, ai pianeti che orbitano attorno a sistemi binari, senza stella o resti di stelle morte – ha superato le aspettative iniziali.

Una delle sfide fondamentali identificate dalla NASA risiede nello studio delle atmosfere degli esopianeti.

Il Telescopio Spaziale James Webb è già riuscito ad analizzare la composizione chimica di oltre un centinaio di esopianeti, anche se l’osservazione diretta e dettagliata delle atmosfere in mondi delle dimensioni e della temperatura della Terra dipende ancora dalla creazione di nuove tecnologie. È necessario bloccare in modo più efficiente la luminosità della stella ospite per distinguere i segnali di interesse su pianeti lontani e deboli.

Il registro storico include circa 700 pianeti rocciosi, sette di natura ancora sconosciuta e un elenco crescente di tipi planetari inediti. Secondo le proiezioni della NASA, il ritmo delle scoperte rimarrà invariato e potrebbe persino accelerare grazie ai miglioramenti strumentali e alla cooperazione internazionale.

La sfida ancora da affrontare consiste nell’individuare altri pianeti simili alla Terra e capire se in alcuni di essi esistono condizioni adatte alla nascita della vita.

Condividi: