Quello che sembrava il futuro dell’energia rinnovabile è diventato un monumento al fallimento tecnologico. L’impianto solare Ivanpah nel deserto del Mojave, in California, chiuderà definitivamente nel 2026 dopo aver dimostrato che nemmeno i 2,2 miliardi di dollari investiti possono salvare una tecnologia obsoleta. Con le sue tre torri alte 459 piedi e oltre 173.500 specchi controllati da computer, l’impianto che un tempo era il più grande al mondo non è mai riuscito a mantenere le promesse di generare energia solare in modo efficiente, riporta The New York Post.
Chiuderanno l’impianto solare di Ivanpah
La storia di Ivanpah è iniziata nel 2010 con grande ottimismo. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti sotto Barack Obama ha concesso 1,6 miliardi di dollari in garanzie federali per il progetto, e l’allora segretario all’Energia Ernest Moniz lo ha elogiato come “un esempio di come gli Stati Uniti stiano diventando leader mondiali nell’energia solare”.
La costruzione è stata completata nel 2014 e per un momento è sembrata fattibile per gli obiettivi di energia rinnovabile della California.
Ma la tecnologia di concentrazione solare, che utilizza specchi per riflettere la luce del sole verso ricevitori che riscaldano i fluidi e creano vapore, si è rivelata troppo complicata e costosa rispetto ai pannelli fotovoltaici che trasformano direttamente la luce solare in energia.
Il fallimento di Ivanpah non si limita solo all’economia. Secondo l’Associazione dei veterinari avicoli, l’impianto è responsabile di almeno 6.000 morti di uccelli ogni anno, che vengono carbonizzati quando volano vicino alle torri dove la luce riflessa si concentra a temperature di centinaia di gradi.
NRG Energy, la società texana che ha investito 300 milioni di dollari come partner principale, ha ammesso che, sebbene i prezzi fossero competitivi al momento della firma dei contratti nel 2009, i progressi tecnologici hanno portato a opzioni “più efficienti, redditizie e flessibili” per la produzione di energia pulita.