Il prezzo dell’oro potrebbe superare i 4.000 dollari l’oncia nel breve termine, secondo le stime della banca HSBC, che attribuisce questo slancio alla crescente incertezza geopolitica, ai dubbi fiscali e alle minacce all’indipendenza della Federal Reserve (Fed). In un rapporto pubblicato venerdì, l’istituto ha sottolineato che il rally del metallo prezioso potrebbe protrarsi fino al 2026, sostenuto dagli acquisti del settore ufficiale e dalla domanda istituzionale che lo utilizza come asset di diversificazione.
Record storico e contesto di incertezza
Giovedì, l’oro spot ha raggiunto un massimo storico di 3.896,49 dollari l’oncia, in un contesto di incertezza causato dalla chiusura parziale del governo statunitense e dalle crescenti aspettative di tagli dei tassi di interesse.
La paralisi governativa, la quindicesima dal 1981, è entrata nel suo terzo giorno e mantiene sospese attività chiave come la ricerca scientifica, i rapporti economici e le regolamentazioni finanziarie. Il Senato degli Stati Uniti aveva previsto di votare nuovamente venerdì due piani contrapposti di democratici e repubblicani, anche se senza chiari segnali di consenso.
Rischi sulla Fed e sulla politica monetaria
Un altro fattore che ha alimentato la volatilità è la preoccupazione per l’indipendenza della Federal Reserve. Ciò dopo che il presidente Donald Trump ha tentato di destituire il governatore Lisa Cook, alimentando i timori di interferenze politiche nelle decisioni monetarie.
HSBC ha avvertito che se la Fed effettuerà meno tagli dei tassi rispetto a quelli previsti per quest’anno e il prossimo, ciò potrebbe limitare l’avanzata dell’oro. Tuttavia, la combinazione di rischi politici, fiscali ed economici continua a sostenerne l’attrattiva come bene rifugio.
Prospettive per il 2026
Da inizio anno, l’oro ha accumulato un guadagno superiore al 47%, consolidandosi come uno degli asset più redditizi in uno scenario globale volatile.
In vista del 2026, HSBC prevede che le banche centrali continueranno ad essere importanti acquirenti di oro, in parte per diversificare le loro riserve e ridurre l’esposizione al dollaro. Tuttavia, l’istituto prevede che il ritmo degli acquisti rallenterà rispetto ai picchi osservati tra il 2022 e il 2024.