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Alberi di pietra e fossili di dinosauri: un viaggio di milioni di anni nelle incredibili foreste pietrificate della Patagonia

È difficile immaginare che questo paesaggio di steppa semidesertica con vegetazione bassa, dove la terra secca vola via con il vento, un tempo fosse una rigogliosa foresta tropicale popolata da alberi enormi, palme e felci primitive. E che quelle colline spoglie a ovest un tempo erano ricoperte di alte conifere, i cui tronchi venivano trascinati da fiumi e torrenti fino alle coste del mare, dove venivano gradualmente sepolti.

65 milioni di anni sotto la cenere: viaggio nella foresta fossile di Sarmiento

Quel mare che era proprio qui, dove oggi si vede solo terra arida, lungo l’orizzonte infinito della Foresta Pietrificata Sarmiento, nel cuore di Chubut, una delle principali foreste di questo tipo al mondo.

È una tappa imprescindibile di un viaggio nella “Patagonia di pietra”, che implica non solo uno spostamento nello spazio, ma anche, e soprattutto, uno straordinario viaggio nel tempo, 65 milioni di anni fa, quando nella zona tutto cambiò molto rapidamente.

Allora, in un periodo relativamente breve, quelle foreste rigogliose furono sepolte da un denso strato di sedimenti e ceneri vulcaniche. Fu una delle grandi estinzioni di massa del pianeta, che pose fine al regno dei grandi dinosauri.

Ma non è tutto, perché secoli dopo, in un lungo processo che ha avuto la sua fase principale circa 20 milioni di anni fa, dalle viscere della Terra, con enormi eruzioni vulcaniche, sorsero grandi montagne, che oggi formano la Cordigliera delle Ande, creando una barriera che impedì il passaggio dell’umidità proveniente dal Pacifico e finì per trasformare quel paesaggio subtropicale in un’arida pianura.

Con il passare dei secoli e l’erosione causata dalle piogge e dai venti, quell’immensa flora e fauna sepolta cominciò ad affiorare in superficie trasformata in pietra e fossili, che oggi ci invitano a sbirciare nel passato.

Qui, le principali foreste pietrificate del paese e un viaggio nel tempo attraverso gli scenari della Patagonia.

Valcheta (Río Negro)

“La struttura di questi alberi sembra non essere stata modificata dal tempo. Possiamo distinguere le venature di quello che era il legno, la sua corteccia e gli anelli. La tonalità che si osserva è dovuta alla presenza di minerali: ossido di ferro, silice, calcite e gesso”, recita uno dei cartelli esplicativi lungo il percorso di questa area protetta di 625 ettari, creata nel 2002.

Il Bosco Pietrificato Valcheta, 107 km a ovest di Las Grutas, nella steppa di Río Negro, protegge un campione rappresentativo di fossili di alberi lunghi fino a 30 metri appartenenti a conifere del Paleocene, quando nella zona regnava un clima temperato e umido in cui crescevano fitte foreste.

Il sito, che fa parte di un campo di famiglia, offre due percorsi a piedi (40′ ciascuno) e altri due da percorrere in bicicletta (1h 30′), e permette di osservare conifere fossilizzate del Terziario Superiore, alcune delle quali raggiungevano i 90 metri di altezza.

Si possono vedere, ad esempio, antichi parenti degli attuali pehuenes o araucarie, tipici della catena montuosa del centro-nord di Neuquén. Inoltre, il museo locale espone reperti paleontologici che includono uova di dinosauro trovate nella zona e un laboratorio di artigiani con vari prodotti.

Florentino Ameghino (Chubut)

Nel 1998, una forte inondazione nella zona della diga Florentino Ameghino ha portato alla luce resti fossili, che hanno dato inizio a studi scientifici. Nel 2009 è stata creata l’area protetta e un anno dopo sono iniziate le visite turistiche, diventando il primo sito Custodio Rural dell’Argentina (protetto dal proprietario dei terreni).

Questo sito paleontologico si trova in un campo a circa 90 km da Trelew, nella Valle Inferiore del fiume Chubut. L’area destinata alla ricerca ha una superficie di 223 ettari e i 20 ettari aperti ai visitatori rappresentano un’alternativa più che interessante per i tour della valle, che visitano le colonie gallesi di Gaiman e Dolavon e la diga Ameghino.

Sul posto si trovano tronchi pietrificati che facevano parte di una vasta foresta di lauracee e fagacee e che furono trasportati dai fiumi fino a questa zona, che allora era costa marina. Jorge Reinoso, del team di guide autorizzate, spiega che “si tratta di specie simili alle conifere attuali, alberi che raggiungevano i 40 metri di altezza e 2,5 metri di diametro. Si possono vedere resti di tronchi lunghi fino a 25 metri”. Nel sito lavorano anche geologi e paleontologi.

Il sentiero, lungo 1.500 metri e con 17 punti focali, richiede circa 1h 30′ e permette di vedere anche fossili marini, denti di squalo, ricci e impronte di fauna marina estinta da milioni di anni.

Sono presenti servizi, un ufficio e vetrine con campioni di reperti. L’escursione può essere abbinata alla visita alle colate basaltiche colonnari, vicino alla Villa Ameghino.

Sarmiento (Chubut)

Sull’altopiano desertico del centro-sud di Chubut, la Foresta Pietrificata di Sarmiento è una delle più spettacolari del paese e considerata una delle più importanti al mondo. Si tratta di quasi 1.900 ettari protetti dal 1970, un paesaggio lunare di colline e canaloni dai toni ocra, giallastri e rossastri e resti di grandi tronchi fossilizzati.

Situato a circa 150 km a ovest di Comodoro Rivadavia e 30 km a sud di Sarmiento, fu scoperto nel 1927 da José Ormaechea, dichiarato Area Naturale Protetta nel 1973 e Monumento Naturale nel 2001.

Una grande parte dell’area è accessibile solo ai ricercatori; il circuito turistico è lungo 2,4 km (andata e ritorno) e permette di osservare resti di flora e fauna del Cretaceo, del Terziario Inferiore e del Quaternario. Ci sono diversi belvedere da cui ammirare il paesaggio e le formazioni rocciose dai colori e dalle forme esotiche. Senza fretta e godendosi il panorama, è possibile completarlo in un’ora e mezza.

Si consiglia di iniziare dal centro di interpretazione all’ingresso, con reperti paleontologici e archeologici rinvenuti nella zona.

Su un terreno ricoperto di schegge di legno pietrificato e alberi di pietra, attirano particolarmente l’attenzione alcuni tronchi tagliati trasversalmente in cui si vedono persino gli anelli di crescita.

Si vede anche la valle che milioni di anni fa era il fondo marino e dove, con il ritiro dell’oceano, si formarono laghi e paludi che, grazie al clima subtropicale dell’epoca, ospitavano una fauna variegata di grandi sauri – numerosi sono i reperti paleontologici rinvenuti nella zona – e una foresta di conifere e palme.

Si consiglia di combinare la visita con quella del Parco Paleontologico “Valle de los Gigantes”, all’ingresso di Sarmiento, che espone un grande patrimonio paleontologico e ospita 11 repliche a grandezza naturale di dinosauri rinvenuti nella zona.

Rocas Coloradas (Chubut)

Più vicino a Comodoro Rivadavia -35 km a nord, superando i chilometri e Caleta Córdova-, lungo quella che in futuro sarebbe stata la continuazione della RP 1 e dopo aver superato il mare -con spiagge di ciottoli punteggiate da club e centri di pesca-, bisogna addentrarsi nelle ondulazioni che circondano il picco Salamanca, alto 576 metri, la vetta più alta della costa provinciale.

Questa strada si addentra in un paesaggio di forme e colori e, una volta raggiunta la laguna Rocas Coloradas, sembra marziana: si tratta diuna recente area naturale protetta, di grande bellezza naturale e ricchezza storica, archeologica e paleontologica.

Sono 95.000 ettari di terra e mare, e tra scenari di montagne ocra, gialle e rossastre si trovano resti pietrificati di palme del Paleocene, tra il Monte dei Meteoriti e la Valle Lunare. Nella zona si trova anche una colonia di leoni marini e preziose risorse antropologiche.

Jaramillo (Santa Cruz)

Non lontano, nel centro-nord di Santa Cruz, il Parco Nazionale Bosques Petrificados de Jaramillo è uno dei principali giacimenti fossili del paese. Si tratta di 63 mila ettari in piena steppa, ai quali si aggiungono 15 mila della sua zona centrale, il Monumento Naturale Bosques Petrificados.

Rigogliose foreste di araucarie, pini, felci, cicadee e bennettitali, una sorta di antenati delle palme, popolavano questa zona circa 150 milioni di anni fa, nel Giurassico Medio Superiore. Oggi, un sentiero per i visitatori attraversa un paesaggio di colline gialle, ocra e grigie, accompagnando resti di tronchi fino a 3 metri di diametro e più di 30 di lunghezza.

Alcuni dei fossili di araucarie sono orientati verso est, quindi si stima che siano stati abbattuti da venti occidentali di oltre 300 km/h, generati da eventi vulcanici esplosivi.

Il parco dispone di bagni pubblici e la popolazione più vicina, Fitz Roy, si trova a 160 km: portare acqua potabile, cibo e carburante. Sulla RP 49 si trova la tenuta La Paloma, dove è possibile pernottare o fare una sosta lungo il percorso, poiché dispone di campeggio, servizi e fornelli.

La Leona (Santa Cruz)

Nel sud-ovest di Santa Cruz, due località da non perdere sono El Calafate e El Chaltén, a 220 km l’una dall’altra. Quasi a metà strada, 105 km a nord di El Calafate, dove il fiume La Leona nasce nel lago Viedma, si trova lo storico hotel La Leona, dichiarato Patrimonio Storico e Culturale della provincia, con una lunga storia come alloggio, locanda e negozio di generi vari.

A 10 km, sulla costa meridionale del lago Viedma e nei terreni della tenuta Santa Teresita, la foresta pietrificata La Leona può essere visitata con escursioni guidate incentrate su una passeggiata nei dintorni del cerro Los Hornos – dove sono stati trovati fossili di dinosauri – in un paesaggio di colline e burroni argillosi con una grande quantità di tronchi pietrificati.

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