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Come prevenire l’Alzheimer: i quattro consigli della neuroscienza per prendersi cura del cervello ogni giorno

Domenica 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer, una ricorrenza che mira a sensibilizzare la società sulla malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo. L’Alzheimer rappresenta tra il 60 e il 70% di tutti i casi di demenza senile e si stima che attualmente più di 55 milioni di persone nel mondo convivano con una qualche forma di questa malattia, una cifra che potrebbe triplicare entro il 2050 se non si troveranno strategie efficaci di prevenzione e cura.

Lo studio Usa che prova: lo stile di vita frena il declino

In Italia, l’impatto è anch’esso in crescita: si calcola che circa 500.000 persone convivono con la demenza, la maggior parte delle quali con il morbo di Alzheimer. Queste cifre non solo rappresentano un’enorme sfida per i sistemi sanitari, ma anche per le famiglie, che sono quelle che sostengono la maggior parte dell’assistenza quotidiana.

“Sebbene ad oggi non esista una cura definitiva, la ricerca scientifica sta avanzando rapidamente. Da un lato, con terapie innovative, come gli anticorpi monoclonali diretti contro l’amiloide, che aprono nuove prospettive. Dall’altro, con studi su come lo stile di vita possa contribuire a proteggere il cervello e rallentare il deterioramento cognitivo”, afferma il dottor Guido Dorman, medico neurologo.

In quest’ultimo ambito, spiccano i recenti risultati dello studio US-POINTER, una sperimentazione multicentrica condotta negli Stati Uniti, che ha dimostrato che un intervento intensivo sullo stile di vita può migliorare la memoria e altre funzioni cognitive negli anziani a rischio di deterioramento cognitivo.

Il lavoro, ispirato al già classico studio FINGER della Finlandia, rafforza l’idea che la prevenzione sia, in larga misura, nelle nostre mani.

Quattro raccomandazioni della neuroscienza

L’esercizio fisico non solo rafforza i muscoli e le ossa: è anche un alleato fondamentale del cervello. Camminare a passo svelto, andare in bicicletta, nuotare o ballare almeno 150 minuti alla settimana è associato a migliori prestazioni cognitive e a un minor rischio di deterioramento. Lo studio US-POINTER ha dimostrato che l’integrazione di attività fisica aerobica adeguata all’età e alle condizioni di ciascuna persona ha benefici misurabili sulla memoria. Inoltre, combinarla con esercizi di forza due volte alla settimana migliora la salute cardiovascolare, un altro fattore strettamente legato al cervello.

La dieta MIND, che combina elementi della dieta mediterranea e della DASH (progettata per controllare l’ipertensione), ha dimostrato effetti protettivi contro il deterioramento cognitivo. Si basa su un elevato consumo di frutta, verdura a foglia verde, cereali integrali, pesce, legumi, frutta secca e olio d’oliva, mentre limita le carni rosse, i cibi ultra-trasformati e gli zuccheri aggiunti.

Nello studio US-POINTER, un’alimentazione equilibrata è stata una componente essenziale per ottenere benefici cognitivi. In pratica, ciò significa optare per un piatto di insalata fresca o pesce con verdure, invece di cibi ultra-trasformati, ogni volta che è possibile.

La mente, come il corpo, ha bisogno di allenamento. Leggere, imparare una lingua, suonare uno strumento, risolvere cruciverba, giocare a scacchi o partecipare a laboratori e attività sociali stimola quella che è nota come riserva cognitiva, un meccanismo che protegge dall’impatto della malattia.

Studi condotti sulla popolazione dimostrano che le persone con una maggiore partecipazione sociale e intellettuale presentano un minor rischio di sviluppare demenza. Pertanto, mantenere la curiosità e una vita sociale attiva non è solo un piacere: è anche una forma di prevenzione.

Ciò che fa bene al cuore fa bene anche al cervello. Ipertensione, diabete, obesità, colesterolo alto e sedentarietà sono fattori di rischio che danneggiano sia il sistema vascolare che il tessuto cerebrale.

Mantenere la pressione arteriosa, il glucosio e i lipidi entro valori salutari, insieme a smettere di fumare, riduce significativamente il rischio di Alzheimer e altre forme di demenza. Lo studio US-POINTER ha confermato che un approccio globale, che includa il controllo di questi fattori, ha effetti protettivi sulla cognizione.

Oltre la prevenzione: progressi nella ricerca

Oltre ai cambiamenti nello stile di vita, la scienza sta facendo progressi nello sviluppo di trattamenti farmacologici innovativi. Gli anticorpi monoclonali anti-amiloide, come lecanemab e donanemab, hanno dimostrato per la prima volta la capacità di rallentare il decorso della malattia in studi clinici di fase 3. Questi risultati, insieme allo sviluppo di biomarcatori nel sangue che consentono una diagnosi più precoce e accessibile, configurano un panorama incoraggiante nella lotta contro l’Alzheimer.

In conclusione, la Giornata mondiale dell’Alzheimer ci ricorda che questa malattia, per quanto difficile, non ci trova indifesi. La prevenzione e la cura del cervello iniziano molto prima della comparsa dei sintomi, e abitudini quotidiane come muoversi di più, mangiare meglio, esercitare la mente e controllare la salute cardiovascolare possono fare davvero la differenza.

“Le prove scientifiche confermano che adottare uno stile di vita sano non solo migliora la qualità della vita nel presente, ma può anche proteggere la memoria in futuro. Di fronte a una malattia che non ha ancora una cura, ogni azione preventiva conta”, conclude il dottor Dorman.

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