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Nel 1869 viene scoperto il più grande pepito d’oro del mondo: ora i suoi eredi lo vendono a un prezzo ridicolo

La storia che circonda la pepita d’oro più grande del mondo continua ad essere oggetto di dibattito e di interesse storico più di un secolo e mezzo dopo il suo ritrovamento in Australia. Con un peso che superava i 70 chilogrammi, il ritrovamento ha segnato un record che non è stato superato fino ad oggi. Questa scoperta non solo ha trasformato la vita dei suoi protagonisti diretti, ma ha anche lasciato un segno nella cultura mineraria del Paese. L’oro trovato, noto con il nome di Welcome Stranger, finì per dividersi e fondersi, e con esso svanì la possibilità di un’eredità che avrebbe potuto garantire la stabilità di diverse generazioni.

Come è stato trovato il più grande pepita d’oro del mondo?

Nel febbraio 1869, i minatori John Deason e Richard Oates trovarono nella regione di Moliagul, all’interno del cosiddetto Triangolo d’Oro di Victoria (Australia), una pepita d’oro di dimensioni straordinarie. L’esemplare, battezzato Welcome Stranger, era sepolto a pochi centimetri sotto la superficie e incastrato nel quarzo.

Il suo peso lordo era di 109,59 chilogrammi, mentre quello netto era di 72,02 chilogrammi. Era così grande che le bilance dell’epoca non riuscivano a misurarlo.

Per risolvere il problema, un fabbro locale lo divise in tre pezzi prima del suo trasferimento alla London Chartered Bank of Australia a Dunolly. Lì fu pesato ufficialmente e furono pagate 9.583 sterline, una somma considerevole per il XIX secolo.

L’oro ottenuto fu trasformato in lingotti che furono spediti in Inghilterra. La scoperta fu riportata dai giornali locali e acquisì rapidamente fama internazionale.

Dalla gloria alla delusione degli eredi: l’hanno venduta a un prezzo ridicolo

Nonostante il valore storico ed economico di Welcome Stranges e i tipici prezzi dell’oro, i discendenti di Deason e Oates non hanno mai goduto di una fortuna legata a quel ritrovamento. Con il passare degli anni, i pezzi d’oro ottenuti furono venduti in momenti critici, come durante la Grande Depressione, a prezzi molto inferiori al loro valore reale.

Secondo quanto raccontato da Arthur Deason, pronipote di John, i gioielli ereditati scomparvero dopo una vendita per appena 10.000 dollari.

Nel suo caso, il denaro fu investito in terreni agricoli, ma le decisioni sbagliate e le perdite in progetti minerari finirono per distruggere la fortuna. John Deason, il primo scopritore, morì in rovina nel 1915.

Anni dopo, gli eredi diretti della famiglia si sono sbarazzati di ciò che restava di quella ricchezza per appena 12.000 euro, una cifra insignificante se paragonata agli oltre 2,5 milioni di euro che è il valore attuale stimato del pezzo.

Il ricordo del Welcome Stranger

Sebbene la pepita d’oro più grande del mondo non esista più nella sua forma originale, il ricordo del suo ritrovamento rimane vivo. Nella località di Dunolly è esposta una replica del pezzo, mentre un’altra copia è conservata a Melbourne. Nel 1897 fu persino eretto un obelisco commemorativo nel luogo in cui fu trovato.

Nel 2019, in coincidenza con il 150° anniversario del ritrovamento, i discendenti di Deason e Oates si sono riuniti a Moliagul per ricreare quell’episodio storico. L’evento ha incluso rappresentazioni teatrali e cerimonie commemorative volte a mantenere viva l’eredità culturale della corsa all’oro in Australia.

Il luogo della scoperta continua ad attirare cercatori di fortuna. Anche se oggi Moliagul è una piccola comunità di allevatori, fa ancora parte del Triangolo d’Oro, noto per i suoi giacimenti auriferi che continuano ad ispirare gli appassionati con i metal detector.

E cosa è successo ai scopritori della pepita d’oro più grande del mondo?

John Deason e Richard Oates, originari della Cornovaglia (Regno Unito), emigrarono in Australia in cerca di prosperità. La scoperta del 1869 cambiò immediatamente le loro vite, ma non assicurò il benessere dei loro discendenti.

  • John Deason: dopo la scoperta, acquistò terreni agricoli, ma i suoi investimenti sbagliati lo portarono alla bancarotta. Morì nel 1915.
  • Richard Oates: tornò temporaneamente nel Regno Unito, si sposò e in seguito tornò in Australia. Si stabilì con la sua famiglia in una fattoria nel Victoria, dove morì nel 1906.

Entrambi i nomi sono ancora legati all’episodio più ricordato della corsa all’oro australiana, anche se la ricchezza che generò scomparve rapidamente.

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