Le acque torbide e insidiose del Rodano, nel tratto che attraversa il quartiere di Trinquetaille, hanno custodito per quasi due millenni un segreto che la missione archeologica del Museo Dipartimentale dell’Arles Antico ha appena svelato. Un tesoro numismatico di dimensioni eccezionali, composto da 847 monete romane, è stato recuperato dai sedimenti fluviali dove giaceva sui resti di una nave naufragata. La scoperta, definita un miracolo dagli studiosi, si inserisce nella scia di altri illustri ritrovamenti effettuati nello stesso fiume, una vera e propria miniera archeologica subacquea che continua a riscrivere la storia della Arelate romana.
Il fiume svela i suoi segreti: una nuova sensazionale scoperta sul fondo della Rona
La campagna, iniziata lo scorso 25 agosto e che proseguirà fino al 13 ottobre, ha mobilitato una quindicina di specialisti tra archeologi, ceramologi, restauratori, topografi e fotografi. Coordinata dal Museo Dipartimentale dell’Arles Antica in collaborazione con il CNRS, l’Inrap, il Drassm (Dipartimento di Ricerche Archeologiche Subacquee e Sottomarine), il Museo Nazionale della Marina e la società Ipso Facto, l’operazione si è svolta in condizioni particolarmente complesse. La forte corrente e la visibilità ridotta non hanno tuttavia impedito alle squadre, guidate dall’archeologo e subacqueo David Djaoui, di ottenere risultati che superano ogni aspettativa.
Nonostante le condizioni difficili, con corrente e scarsa visibilità, le ricerche sono state fruttuose, ha confermato Djaoui durante la presentazione del primo bilancio della campagna martedì 30 settembre. Il luccichio nei suoi occhi tradiva l’emozione di una scoperta che invita al confronto con i siti più famosi del mondo romano. Si parla del miracolo di Pompei, ma esiste anche il miracolo del Rodano arlesiano, ha affermato il ricercatore, il cui lavoro sul letto del fiume aveva già permesso in passato di localizzare un’antica chaland (imbarcazione da carico) nel 2004, il celebre busto di Cesare nel 2007 e un primo lotto di monete nel 2018.
La sequenza del ritrovamento ha seguito un andamento di crescente intensità. A metà settembre, i subacquei hanno individuato un primo gruppo di 60 monete. Poco dopo è apparso un secondo gruppo di 80 pezzi. Queste scoperte, sebbene significative, sono state solo il preludio di ciò che sarebbe seguito. La fonte di quei campioni sparsi è stata finalmente rivelata quando le squadre si sono imbattute in una concentrazione massiccia, un ammasso compatto di oltre 600 monete.
Il contesto della scoperta indica un’origine comune per l’intero insieme. Le monete sono state localizzate in diretta associazione con i resti della struttura della nave, di cui è stata identificata e documentata una membrana – il rivestimento interno dello scafo – di un’imbarcazione che avrebbe raggiunto i venti metri di lunghezza.
Lo stato di conservazione di una parte significativa del materiale numismatico è notevole, grazie alle condizioni anaerobiche del sedimento fluviale che lo ha protetto dalla corrosione per secoli.
L’ipotesi dell’incidente e la ricerca del forziere
L’interpretazione preliminare del team di Djaoui propende per un evento fortuito. L’ipotesi più probabile è che le monete siano cadute accidentalmente nel fiume dall’imbarcazione, forse durante il suo affondamento o a seguito di un incidente durante la navigazione.
Questa teoria è rafforzata dall’assenza, fino ad ora, di qualsiasi tipo di contenitore. Quello che vorremmo ora è trovare il contenitore di queste monete, senza dubbio uno scrigno del tesoro come si vede nei film, ha spiegato l’archeologo, ammettendo con realismo di non essere sicuro di poterlo localizzare, ma mantenendo viva la speranza negli ultimi giorni della campagna.
Il processo post-scoperta è già in corso e seguirà un rigoroso protocollo scientifico. Le 847 monete saranno sottoposte a un esame approfondito da parte di uno specialista in numismatica, la cui analisi determinerà con precisione la cronologia, gli imperatori rappresentati, le zecche di origine e il valore nominale di ogni pezzo.
Successivamente, le monete saranno sottoposte a un lungo processo di restauro e conservazione, volto a stabilizzarle e a restituire loro la leggibilità. Il Museo Dipartimentale dell’Arles Antico, istituzione che custodisce ed espone i più grandi tesori estratti dal Rodano, prevede di ospitare questa nuova collezione in una mostra dedicata entro uno o due anni.