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Da ritrovamento paleolitico a record d’asta: il blu irrompe nell’arte e nella scienza con Yves Klein

Il blu, colore che ha affascinato scienziati e artisti, è stato protagonista di due eventi che hanno collegato la preistoria europea all’arte contemporanea. Christie’s Parigi ha annunciato l’asta di “California (IKB 71)”, il più grande monocromo blu di Yves Klein rimasto in mani private, con una stima superiore a 16 milioni di euro. Contemporaneamente, un gruppo di ricercatori ha identificato in Germania il più antico uso conosciuto di pigmento blu in Europa, risalente a circa 13.000 anni fa, riscrivendo così la storia del colore nel continente. Entrambe le notizie hanno rispecchiato il fascino duraturo e il peso culturale del blu, presente dalla preistoria al mercato dell’arte attuale.

Asta di “California (IKB 71)” e la sua importanza nel mercato dell’arte

La casa d’aste Christie’s Paris ha inserito “California (IKB 71)” come pezzo centrale nella sua vendita “Avanguardia(e), tra cui ‘Pensando all’Italia’”, in programma per il 23 ottobre 2025.

Creata nel 1961 da Yves Klein, l’opera misura 196 x 421 cm ed è stata il più grande monocromo dell’artista di proprietà privata offerto all’asta. Il dipinto ha debuttato alla Dwan Gallery di Los Angeles durante l’unico soggiorno del pittore negli Stati Uniti e, qualche tempo dopo, è stato esposto al Metropolitan Museum of Art di New York tra il 2005 e il 2008. Dopo anni in una collezione privata, il quadro è tornato a Parigi per la sua prima asta pubblica.

Katharine Arnold, direttrice del dipartimento di arte contemporanea e del dopoguerra europeo di Christie’s, ha definito l’opera “un monocromo di importanza colossale”. La casa d’aste, detentrice di tre record di vendita per opere di Klein, prevedeva di superare la soglia dei 16 milioni di euro con questo lavoro, le cui texture anticipavano i “Reliefs planétaires” dell’autore.

La grandezza di “California (IKB 71)” è stata superata solo dai murales realizzati da Klein per il Musiktheater im Revier in Germania, che raggiungono lunghezze comprese tra i cinque e i sette metri.

Il blu nell’opera di Yves Klein e la sua tecnica pionieristica

Il blu occupava un posto centrale nella produzione di Klein, che brevettò l’Azul Klein Internacional (IKB) a partire da una miscela di pigmento e resina sintetica sviluppata insieme a Édouard Adam. Questa formula conservava l’intensità e la luminosità del colore, evitando che la resina smorzasse il blu.

Secondo Christie’s Paris, Klein ha dichiarato: “Attraverso il colore, mi sento totalmente identificato con lo spazio; sono veramente libero”. Per lui, le tonalità erano più di un elemento visivo; la sua ricerca ruotava attorno alla purezza del pigmento e alla creazione di superfici in grado di invitare alla contemplazione, eliminando i confini tra opera e spazio.

Scoperta del pigmento blu più antico d’Europa

Mentre il mercato dell’arte si preparava per questa asta, la scienza ha aggiunto un capitolo inaspettato alla storia del blu. Uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity, condotto da Izzy Wisher dell’Università di Aarhus, ha documentato il ritrovamento di azzurrite, un pigmento minerale blu, aderente a una pietra del sito paleolitico di Mühlheim-Dietesheim, in Germania.

L’analisi del manufatto, risalente a circa 13.000 anni fa, ha rappresentato il più antico utilizzo di pigmento blu in Europa. Fino ad allora, si pensava che l’arte paleolitica europea utilizzasse solo pigmenti rossi e neri, sia per la scarsità di minerali blu che per la difficoltà di estrarli.

Secondo Antiquity, la pietra con resti di azzurrite sarebbe servita come tavolozza per mescolare i pigmenti. Ciò suggeriva una conoscenza tecnica avanzata. Lo studio ha indicato che il pigmento blu poteva avere usi come la decorazione del corpo o la tintura dei tessuti, pratiche che di solito lasciano poche tracce archeologiche.

“Questo sfida ciò che credevamo di sapere sull’uso dei pigmenti nel Paleolitico”, ha spiegato Wisher in un comunicato stampa, sottolineando l’importanza della scoperta per comprendere la sofisticatezza delle società preistoriche europee.

Fascino ed evoluzione del blu: dalla preistoria all’arte moderna

L’attrazione per il blu, dalla sua rarità naturale al suo status di simbolo di libertà e spiritualità nell’arte contemporanea, è stata evidenziata sia nell’opera di Klein che nei resti paleolitici.

La scoperta scientifica e la prossima asta hanno riflettuto la capacità umana di cercare, selezionare e trasformare i colori, portandoli oltre i confini del loro tempo e contesto.

La storia del blu non racchiude solo uno sviluppo tecnico, ma anche una sensibilità estetica e culturale che ha attraversato le epoche. Il ritrovamento dell’azzurrite nel Paleolitico europeo ha dimostrato che gli antichi abitanti del continente disponevano di una tavolozza più complessa di quanto si pensasse e che il loro rapporto con il colore era tanto selettivo quanto sofisticato, anticipando interessi che in seguito avrebbero ispirato creatori del calibro di Klein.

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