Un pensionato è stato costretto a restituire quasi 60.000 euro della sua pensione. La Corte Suprema di Giustizia di Madrid ha confermato la sanzione imposta dalla Previdenza Sociale, che ha sospeso la sua pensione di anzianità dopo aver scoperto che la stava cumulando in modo irregolare con un’attività lavorativa come preparatore di concorsi pubblici. La sentenza sottolinea che il pensionato ha violato la normativa non comunicando la sua situazione lavorativa.
Un avvertimento iniziale che è stato ignorato
La storia inizia nel 2017, quando l’interessato ha iniziato a ricevere una pensione di anzianità per invalidità permanente, nell’ambito del Régimen de Clases Pasivas del Estado (Regime delle pensioni statali). La delibera che gli concedeva l’aiuto includeva già un avvertimento fondamentale che è stato determinante nel processo giudiziario. In essa si specificava che “la percezione della pensione è incompatibile con lo svolgimento di un lavoro o di una carica elevata nel settore pubblico, nonché con l’esercizio di un’attività, in proprio o per conto terzi, che dia luogo alla sua inclusione in qualsiasi regime pubblico di previdenza sociale”.
Tre anni dopo, nel 2020, la Tesoreria Generale della Previdenza Sociale ha scoperto che il pensionato si era iscritto al Regime Speciale dei Lavoratori Autonomi (RETA) per esercitare la professione di preparatore. Questa scoperta ha provocato la sospensione immediata della sua pensione e la richiesta di restituzione degli importi indebitamente percepiti, per un totale di 58.678,38 euro, una situazione che purtroppo riguarda altre persone, come nel caso di questo pensionato di Siviglia.
La battaglia legale e la decisione del tribunale
A sua difesa, l’interessato ha presentato un reclamo sostenendo che la sua attività professionale era occasionale. Inoltre, ha sostenuto che i funzionari dello stesso Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INSS) gli avevano assicurato verbalmente che poteva cumulare la pensione con i redditi da lavoro purché non superassero il salario minimo interprofessionale (SMI). Tuttavia, il suo reclamo è stato respinto dall’Amministrazione.
Il caso è infine arrivato in tribunale, dove la Corte Superiore di Giustizia di Madrid ha dato ragione alla Previdenza Sociale. La sentenza si basa sull’articolo 33 del Testo Rinnovato della Legge sulle Pensioni di Stato per stabilire che il pensionato non ha adempiuto ai suoi obblighi. Non solo non ha richiesto la compatibilità attraverso la modalità di pensionamento attivo, ma non ha nemmeno comunicato l’iscrizione al RETA.
Incompatibilità assoluta nelle pensioni statali
Uno degli elementi chiave della sentenza è il chiarimento sui limiti di reddito. Sebbene esista la norma che non consente di superare il salario minimo interprofessionale (SMI) per compatibilizzare pensione e lavoro, questa si applica solo a determinati casi di invalidità o nel regime generale, ma non in quello delle pensioni statali. È fondamentale comprendere come funzionano le pensioni in Spagna, poiché per questo pensionato l’incompatibilità era assoluta.
La decisione del tribunale di Madrid evidenzia l’importanza di conoscere in dettaglio gli obblighi associati a ciascun tipo di pensione. L’unica via legale che avrebbe permesso all’interessato di continuare a lavorare sarebbe stata quella di richiedere il pensionamento attivo, un meccanismo che ha le sue regole. Questo caso serve da monito per le migliaia di pensionati che in futuro vedranno le loro pensioni limitate e devono avere chiara la normativa per evitare sorprese.